Quando Carlo di Borbone decise di costruire la Reggia di Caserta, il suo pensiero fù sicuramente influenzato dal ricordo della meravigliosa Versailles, dove trascorse giorni indimenticabili, ospite della Corte francese, durante il suo viaggio verso l’Italia.

La sua mente si esaltò al pensiero di emulare con questa impresa Luigi XIV, conosciuto anche come il re Sole; pensò sicuramente di sbalordire l’Europa intera con un’opera che non avesse eguali e che fosse testimonianza superba della rinascita del regno delle Due Sicilie.

Re Carlo, si convinse che l’ubicazione migliore per il nuovo palazzo reale fosse lontano dal mare, quando in un mattino dell’agosto del 1742 vide presentarsi di fronte alla capitale la flotta inglese comandata dal commodoro Marteen il quale impose la neutralità del governo delle Due Sicilie nella guerra scoppiata dopo la morte di Carlo VI.

Dopo diverse consultazioni, giunse alla conclusione che il sito che meglio si prestava allo scopo era un terreno pianeggiante ai piedi dei monti Tifatini, di proprietà dei Conti di Caserta (avversari irriducibili dei Borboni) ricco di boschi e di cacciagione che gli avrebbero offerto la possibilità di dedicarsi al suo passatempo preferito.

Visionò diversi progetti, ma solo quelli di Nicola Salvi e Luigi Vanvitelli (entrambi architetti, legati da fraterna amicizia, allestirono tra l’altro la Cappella di S. Giovanni Battista) catturarono la sua attenzione; Luigi Vanvitelli, già architetto di S. Pietro, ebbe la meglio su Salvi, e dopo il benestare del Papa Benedetto XIV fu assunto da Carlo.

Nel 1750 Vanvitelli, figlio del paesaggista olandese Gaspare Van Wittel, cominciò a progettare la residenza di Carlo; dopo circa un anno il progetto era pronto ed il re diede l’ordine di cominciare i lavori, partendo dall’acquisto delle pietre, passando per il taglio degli alberi per arrivare a picchettare il terreno per definirne la pianta che fu tracciata nel marzo del 1752, per arrivare a posa della prima pietra in dicembre.

Prima di approdare al progetto definitivo, l’architetto stilò almeno altri due progetti:
del primo, purtroppo, le tavole andarono perse, mentre del secondo progetto, se ne ha traccia, era ben più grandioso del definitivo ma evidentemente non si sposava a pieno con l’idea di Carlo e venne rivisto , così si arrivò ad un terzo e definitivo progetto.

Vanvitelli presentò un progetto definitivo riportato su sedici tavole incise su rame;
questo progetto non riguardava solo la reggia, ma delineava dettagliatamente tutta la città che doveva sorgere intorno ad essa, con tanto di strade di collegamento con i paesi vicini.

Contemporaneamente alla costruzione della Reggia, Vanvitelli progettò e diresse i lavori di un acquedotto, che prese il nome di Carolino, lungo circa 40 chilometri, attraverso sei monti e sopra tre viadotti, che doveva portare l’acqua dalle sorgenti del Taburno a Caserta.

Fu grazie alle immense qualità tecniche e artistiche di Vanvitelli che la reggia sorse nel giro di un ventennio realizzando 45.000 mq di superficie con1200 stanze, 56 scale, l’acquedotto Carolino, un parco di 100 Ha, una cappella e un teatro.

Morì nel 1972 a Caserta e Carlo, uno dei quattro figli, gli successe nei lavori della reggia all’età di 34 anni dopo aver collaborato già per anni con il padre Luigi nella realizzazione della reggia.

Dopo la morte di Vanvitelli e le decadenti condizioni economiche del regno ed in seguito all’abdicazione di Carlo in favore del figlio Ferdinando I, le ultimazioni dei lavori subirono grandi rallentamenti, ci volle infatti un altro ventennio per realizzare le fontane del parco, creare il giardino di passaggio e la Castelluccia e apprestare i primi appartamenti reali nella quarta parte del primo e del secondo piano.

L’incredibile sforzo di un grande monarca e di un magnifico architetto si perse in una mentalità borghese di una corte gretta e pettegola, incapace perfino di dare degna sepoltura ai propri morti (le casse con le salme dei Borboni erano ammonticchiate in un bugigattolo presso la cantoria della chiesa di S. Chiara a Napoli), sistemate decorosamente solo nel 1927.