Il 10 Maggio del 1734 Carlo di Borbone, vinta la resistenza degli austriaci e dei partigiani, entra trionfante in Napoli attraverso Porta Capuana recandosi nel Duomo a mostrare devozione a S. Gennaro, protettore di Napoli, che di li a poco aveva compiuto l’atteso miracolo sciogliendo il sangue racchiuso in un anpolla.  

Fu così che dopo due secoli di dominazione, spagnola prima, austriaca dopo, che aveva gettato il meridione d’Italia in un vortice di aridità economica e abbassato al grado di provincia quello che era stato uno dei più floridi regni d’Italia e a tratti anche d’Europa, Napoli ritornava ad essere la capitale di uno stato indipendente governato da un giovane e intraprendente monarca.

Figlio di Filippo V re di Spagna e di Elisabetta Farnese, non potendo succedere al trono paterno che spettava al principe Ferdinando, figlio di primo letto di Filippo, dopo essersi avvicendato tra il granducato di Toscana, e nei ducati farnesiani, ottenne la guida del regno delle Due Sicilie.

Sin da subito mise in atto la sua intraprendenza, ordinando la ripresa degli scavi di Ercolano con sistemi più prudenti di quelli usati dal principe d’Elbeuf (scopritore della città sepolta);

subito dopo ordinò anche l’inizio degli scavi di Pompei i cui ritrovamenti, uniti a quelli di Ercolano, vennero racchiusi in un museo da egli aperto, che presto gareggiò con i più importanti d’Europa;
creò anche la fondazione dell’Accademia Ercolanese per lo studio del materiale archeologico venuto alla luce.

Altro merito da attribuire a Carlo di Borbone fu la conservazione delle raccolte d’arte di Casa Farnese che portò da Parma a Napoli, che insieme ai volumi del fondo farne siano, formarono la base delle biblioteca reale costruita nel 1734.

Grandi meriti gli vanno attribuiti anche per lo sviluppo dell’edilizia cittadina, gli si deve la costruzione di  importanti edifici.

Commissionò al colonnello del genio Giovanni Antonio Medrano la costruzione del Teatro S. Carlo di Napoli, la villa di Capodimonte (tra le più rilevanti in Europa) e la villa di Portici per poi maturare l’idea di costruire una nuova città della Corte, dei ministeri, delle istituzioni di cultura e giustizia lontano dal mare (per ragioni di sicurezza) ma allo stesso tempo non lontanissima da Napoli, concretizzando così l’idea di costruire una nuova residenza, la Reggia di Caserta e la nuova città che ne sarebbe nata intorno.